Dati epidemiologici
- Stima della popolazione con demenza nel Veneto nel 2015 - Algoritmo applicato e risultati (Aprile 2017) - (scarica il PDF)
- Relazione Socio Sanitaria 2017 - La residenzialità extra-ospedaliera in area anziani non autosufficienti (dati 2016) - (scarica il PDF)
- Relazione Socio Sanitaria 2017 - L'impegnativa di cura domiciliare (dati 2016) - (scarica il PDF)
Epidemiologia delle Demenze
La popolazione anziana è in continua crescita nel mondo ed in Italia. Il numero di soggetti ultrasessantenni ha raggiunto la cifra di 900 milioni, pari al 12% della popolazione mondiale, con una previsione di 2,4 miliardi di persone nel 2050 pari al 21% della popolazione. In Italia il valore dell'indice di vecchiaia (IDV) al 1° gennaio 2016 è di 161,1 persone ultrasessantacinquenni ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Questo dato colloca il nostro Paese tra i più vecchi del mondo, insieme al Giappone (IDV pari a 204,9 nel 2015) e alla Germania (IDV 159,9 nel 2015). Il peso di questo invecchiamento contribuisce a confermare le stime di numerosi studi epidemiologici internazionali in materia di demenze.
La demenza è considerata una patologia cronica degenerativa in crescente aumento nella popolazione generale ed è stata definita nel Rapporto dell’OMS e dell’Alzheimer Disease International [1] una priorità mondiale di salute pubblica: la prevalenza nei paesi industrializzati è circa dell'8% negli ultrasessantacinquenni e sale ad oltre il 20% dopo gli ottanta anni. Nel 2015 sono state stimate nel mondo 47 milioni di persone affette da una forma di demenza (in Italia oltre 1 milione e 200 mila). Se non dovessero modificarsi nei prossimi anni i trend di prevalenza ed incidenza di malattia, tale cifra è destinata quasi a raddoppiare ogni 20 anni, fino a raggiungere 74,7 milioni di persone nel 2030 e 131,5 milioni nel 2050. Ogni anno si contano 7 milioni di nuovi casi (1 ogni 3 secondi) e una sopravvivenza media dopo la diagnosi di 4-8 anni. Sempre relativamente allo stesso anno, il costo della demenza è stato stimato essere di 818 miliardi di dollari all’anno, nei paesi ad alto reddito, che equivale all’1,4% del prodotto interno lordo (PIL), rappresentando una continua sfida per i sistemi sanitari.
La demenza di Alzheimer rappresenta il 60% di tutte le demenze, con una prevalenza nella popolazione ultra sessantacinquenne del 4,4%. La prevalenza di questa patologia aumenta con l'età e risulta maggiore nelle donne, che presentano in Italia valori che vanno dall’1,0% per la classe d'età 65-69 anni al 30,8% per le ultranovantenni, rispetto agli uomini i cui valori variano rispettivamente dall'1,6% al 22,1%. In Italia i dati prodotti dal Censis, in collaborazione con l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer (AIMA ), hanno rilevato circa 900 mila persone affette da demenza, di cui 600 mila con demenza di Alzheimer. Tuttavia si ritiene che questo dato possa essere sottostimato poiché in Italia non esiste ancora un registro nazionale che consenta un censimento affidabile riguardo alla numerosità, all’eziologia e alla gravità dei soggetti affetti. Sicuramente, come conferma il World Alzheimer Report 2016, questa patologia risulta sotto diagnosticata, poco trattata, e non adeguatamente gestita sia in ambito specialistico che nell’ambito delle Cure primarie. Solo il 40-50% dei pazienti affetti da demenza riceve una diagnosi nei Paesi ad alto reddito ed il 5-10% dei malati, nei Paesi a basso reddito.
I dati epidemiologici relativi al Mild Cognitive Impairment (MCI) - diagnosi che identifica un lievissimo declino cognitivo, in uno o più domini, rispetto ad un precedente livello di performance, che però non interferisce significativamente con le normali attività della vita quotidiana - riguardano circa il 19% degli ultrasessantacinquenni. La percentuale dei soggetti che converte successivamente in demenza in un arco di tempo di tre anni risulta pari al 46%. Tale dato risente tuttavia del basso numero di soggetti che ricevono una diagnosi in fase iniziale di malattia.
Secondo le stime ricavate da archivi integrati costruiti con tecniche di record-linkage come promosso dalle ‘Linee di indirizzo Nazionali sull'uso dei Sistemi Informativi’ (Conferenza Unificata Stato Regioni del 26.10.2017-Rep. Atti n. 130/CU) nella regione del Veneto, sulla base della popolazione residente al 31.12.2017, i soggetti affetti da demenza risultano 66.147, (63.458 i soggetti di età superiore ai 65 anni e 2.689 i casi giovanili, di età inferiore ai 65 anni). Nel 2017 i deceduti per questa patologia sono stati 13.298; la prevalenza a livello regionale è di 13,3 per mille abitanti ed è sempre superiore nel sesso femminile (17,8 per mille per le femmine, 8,6 per mille per i maschi). Nella popolazione ultrasessantacinquenne risulta una prevalenza complessiva del 54,8 per mille (67,4 per mille per le femmine, 38,4 per mille per i maschi). Le demenze rappresentano una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione generale, con un conseguente considerevole impatto socio-sanitario. Inoltre, nei paesi europei la demenza genera il doppio della disabilità rispetto al diabete.
Ad incidere su questo anche la presenza di diverse malattie croniche associate alla demenza. Per il Veneto si stima che il 48% degli assistiti ultrasessantacinquenni affetti da demenza presenti almeno altre 3 patologie croniche, in linea con quanto osservato anche in altri paesi europei [2]. Nella popolazione ultrasessantacinquenne, il numero medio di condizioni croniche di cui è affetto un assistito con demenza è mediamente il doppio di quello rilevato nella popolazione non affetta (3,8 vs 1,8). Le patologie concomitanti più frequenti negli ultrasessantacinquenni con demenza sono per la maggior parte di tipo cardiovascolare: ipertensione arteriosa (73,3%), vasculopatia cerebrale, aritmie cardiache, scompenso cardiaco, cardiopatia ischemica e diabete. Questa associazione riflette l’elevata complessità che caratterizza questa popolazione. Tra la popolazione ultrasessantacinquenne, considerando gli assistiti per cui nel 2017 è stato registrato almeno 1 giorno di presenza in struttura extraospedaliera in regime residenziale o semiresidenziale, il 54,1% risulta essere affetto da demenza. Di questi, 3 su 4 sono di sesso femminile, ma la prevalenza per genere tuttavia è abbastanza simile (50,2% nei maschi, 55,5% nelle femmine).
Nel Regno Unito si è rilevato che 4 delle 5 patologie più comuni che portano al ricovero dei pazienti con demenza sono evitabili (cadute, fratture di femore e intervento sostitutivo, infezione delle vie urinarie e infezioni respiratorie) [3]. Il 40% dei ricoveri urgenti tra gli ultrasettantenni riguarda soggetti con demenza [4]. Nel 2017 nella Regione del Veneto si contavano oltre 140 mila ricoveri urgenti in setting acuto, relativi ad assistiti con più di 70 anni. Di questi, 29 mila, circa il 21%, riguardavano assistiti affetti da demenza(Regione Veneto, Archivio ACG 2017).
Inoltre è stato stimato che nel Regno Unito il costo di alcune patologie non trattate, associate alla demenza possa variare da 377 milioni di sterline come è nel caso del diabete, a 116 milioni di sterline come nel caso delle infezioni delle vie urinarie e l’ospedalizzazione risulti più frequente tra i soggetti affetti da demenza associata a diabete, stroke e ipovisus rispetto ai soggetti che non presentano tali comorbilità (fino al 58% vs 30%) [5].
In termini di costi complessivi, nel 2015 l’impatto economico delle demenze è risultato di 818 miliardi di dollari (con un incremento del 35,4% dal 2010) e si prevede che ammonterà a 2.000 miliardi nel 2030. In Europa nel 2015 i costi globali delle demenze sono stati pari a 310 miliardi di dollari, di cui meno del 20% riguardavano i costi sanitari diretti, il 40% comprendeva costi socio-assistenziali diretti ed il restante 40,2% costi legati all’assistenza informale.
I costi diretti dell'assistenza per le persone con demenza in Italia ammontano a oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% sono a carico delle famiglie. Il costo medio annuo per paziente è pari a 70.587,00 euro, comprensivo dei costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale, di quelli che ricadono direttamente sulle famiglie e dei costi indiretti (gli oneri di assistenza che pesano sui caregiver e i mancati redditi da lavoro dei pazienti). Per il Veneto, la spesa totale per gli assistiti ultrasessantacinquenni con demenza, intercettati dal sistema sanitario regionale (non comprensiva dei costi a carico delle famiglie e dei costi indiretti) ammonta a quasi 800.000 euro.
Per la complessità della situazione che tale patologia genera, accanto all’impegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che da alcuni anni ha inserito i disturbi neurologici tra le priorità della sua agenda globale, anche l’Unione Europea e la Commissione Europea hanno posto il tema specifico delle demenze al centro delle attività di ricerca e di azione congiunta che vengono promosse e sostenute dagli Stati membri.