L’intercettazione del paziente con demenza

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Le seguenti buone pratiche si riferiscono alla presa in carico di persone con declino cognitivo e delle loro famiglie dal punto di vista di un assistente sociale.

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L'intercettazione del paziente con demenza

L’intercettazione casuale

Intercetto l’utente nel corso del mio lavoro (una visita a domicilio, oppure un utente si è recato da me per l’attivazione di un servizio o la richiesta di un contributo). Ravviso la presenza di problemi cognitivi e la necessità di avviare un percorso.

L’accesso spontaneo

La persona e/o il familiare vengono a chiedere informazioni generali perché si trovano in una situazione iniziale di disagio, ma non hanno ancora intrapreso un percorso di presa in carico e diagnosi. Ravviso la necessità, a seguito della valutazione del bisogno, di avviare un percorso di presa in carico.

L’accesso indotto, su segnalazione di terzi

La persona e/o il familiare sono stati indirizzati all’assistente sociale dallo sportello unico (o Punto Unico di Accesso) o dall’organizzazione di volontariato o di segretariato sociale o hanno letto questo sito. La persona non ha ancora una diagnosi e ravviso/confermo la necessità di avviare un percorso di presa in carico.

L’accesso programmato

La persona e/o il familiare caregiver hanno preso appuntamento con l’assistente sociale perché, dopo aver diagnosticato la malattia, sono stati inviati dal medico di medicina generale o dal Centro per il Declino Cognitivo e le Demenze.

L’accesso nell’emergenza

L’accesso all’assistente sociale può essere stato dettato dalla necessità di attivare risposte in situazioni di emergenza, spesso dettate dall’aggravarsi dei disturbi comportamentali, per persone con o senza diagnosi.

Quando intercetto prima del medico

  • Quando ravviso la presenza di segnali d’allarme, suggerisco alla persona e/o al suo familiare di recarsi dal medico di medicina generale per la valutazione del sospetto declino cognitivo.
  • Scrivo al medico una breve relazione con cui evidenzio i segnali colti.
  • Fornisco alla persona e/o al suo familiare informazioni sul percorso che stanno per intraprendere, a partire dalla diagnosi, dai luoghi in cui questa verrà eseguita (in primis il Centro per i Disturbi Cognitivi e le Demenze CDCD, di cui trovo qui una mappa) e le modalità di prenotazione delle visite. Questo consente di facilitare le persone che non sono in grado di orientarsi da sole.
  • Qualora il medico non ravvisasse la necessità di iniziare il percorso diagnostico, è importante che la persona e il suo familiare possano rimanere in contatto con il servizio comunale, per comunicare eventuali cambiamenti o peggioramenti della situazione.
  • Lavoro sulla consapevolezza e sull’impatto che la malattia avrà sulla vita della persona.
  • Lavoro al superamento dello stigma, anche presentando testimonianze di altre persone che vivono la demenza e, eventualmente, alcuni dati epidemiologici. Informo della presenza di organizzazioni di volontariato che offrono informazioni, aiuto e sostegno.
  • Informo della possibilità di attivare – dopo la diagnosi:
    • risorse formali e informali presenti nel territorio di appartenenza (centri di socializzazione anziani, progetti di socializzazione e ricreativi a favore di persone con iniziale difficoltà svolti dal comune di residenza, progetti o interventi a bassa soglia contro l’isolamento…)
    • progetti a favore delle persone che vivono con la demenza.
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