Psicologo

Indice

In questa pagina potrai trovare informazioni in merito ai seguenti interventi:

a. Diagnosi. Referto. Monitoraggio

b. Valutazione neuropsicologica e necessità assistenziali

c. Valutazione neuropsicologica per la programmazione della stimolazione cognitiva

2. La comunicazione della diagnosi

3. Gli interventi  non farmacologici

Quando la persona con sospetto declino cognitivo si reca presso un CDCD ha l’opportunità di parlare con uno psicologo; il contributo di noi psicologi può riguardare diverse fasi: diagnosi e collaborazione nella comunicazione, presa in carico, accompagnamento nella malattia. I tipi di intervento sono quindi molteplici e con scopi specifici. 

"Le seguenti buone pratiche si riferiscono alla presa in carico TEORICA di persone con declino cognitivo e delle loro famiglie dal punto di vista di uno psicologo" 

1. La valutazione neuropsicologica

Su richiesta dello specialista del mio CDCD eseguo una valutazione neuropsicologica del paziente afferente al servizio. La mia scelta dei test neuropsicologici sarà guidata dalle ipotesi diagnostiche formulate  sulla basa delle informazioni condivise con il neurologo/geriatra.

Per effettuare una valutazione neuropsicologica attendibile è necessario ottenere la collaborazione della persona. Questo è generalmente possibile attraverso un colloquio che consente alla persona di comunicare la sua interpretazione della situazione e di condividere i motivi e gli scopi della visita. L’ambiente in cui si svolge l’esame deve garantire riservatezza, comfort e tranquillità (sono da evitare interruzioni non motivate dai bisogni urgenti della persona); luminosità e temperatura devono essere adeguate. Il paziente deve portare alla visita eventuali occhiali da lettura e/o l’apparecchio acustico qualora ne facesse uso. Questi accorgimenti potranno aiutare la persona a dare il meglio di sé.


a. Diagnosi-Referto-Monitoraggio

Mediante la valutazione neuropsicologica devo innanzitutto determinare se sia presente o meno un declino cognitivo. Per ottenere una diagnosi affidabile non posso limitarmi alla somministrazione del MMSE. Una valutazione neuropsicologica esaustiva dovrebbe infatti esaminare i principali domini cognitivi.

Una volta stabilita la presenza di declino cognitivo può essere necessaria la somministrazione di ulteriori test neuropsicologici di approfondimento che aiutino ad effettuare una diagnosi più accurata (diagnosi differenziale). Ciò risulta particolarmente indicato nei casi iniziali e nelle forme ad esordio precoce. Qualora presso il mio CDCD non ci sia la possibilità di effettuare tali approfondimenti, devo valutare con la mia équipe se sia opportuno inviare il paziente ad un centro di terzo livello.

La valutazione neuropsicologica rientra tra gli accertamenti irrinunciabili che supportano la definizione diagnostica al fine di raggiungere una diagnosi puntuale nei casi iniziali-moderati. La valutazione neuropsicologica può inoltre supportare la comunicazione della diagnosi, il monitoraggio clinico-diagnostico, la programmazione di attività di stimolazione cognitiva, il monitoraggio di efficacia di interventi terapeutici, farmacologici e non farmacologici e la stadiazione di malattia.





Approfondimento


Valutazione neuropsicologica a fini diagnostici





Codici del nomenclatore regionale relativi alla valutazione neuropsicologica completa:


cod. 94.09_0                   colloquio psicologico clinico

cod. 94.01.2_0                somministrazione/ interpretazione di  test per il deterioramento

cod. 94.02.1_6                test di attenzione

cod. 93.71.7_3                 esame neuropsicologico clinico per disturbi del linguaggio

cod. 94.08.1_0                somministrazione/interpretazione test funzioni esecutive

cod. 94.08.2_0                somministrazione/interpretazione abilità visuo spaziali

cod. 94.02.1_3                somministrazione/interpretazione test della memoria 

Il mio referto, datato e firmato, deve contenere una conclusione diagnostica neuropsicologica che tenga conto dei punteggi e degli aspetti qualitativi (ad esempio: livello di consapevolezza, comportamento, tono dell’umore etc.) rilevati nel corso dell’esame. Per agevolare la refertazione posso utilizzare la Cartella Clinica Elettronica per le Demenze (CaCEDem): per alcuni test, inserendo il punteggio grezzo del test, è possibile ottenere automaticamente il punteggio corretto ed equivalente. I punteggi dei test corretti saranno organizzati in tabella (LinkcartellaCaCEDem), compilando gli appositi spazi della CaCEDem sarà possibile completare il referto con la spiegazione qualitativa e le conclusioni diagnostiche. La compilazione del fascicolo “cognitivo comportamentale” della CaCEDem permette inoltre una continuità della presa in carico anche se il paziente si rivolge ad altro CDCD e favorisce un continuo censimento delle persone che necessitano di assistenza. Una copia del referto neuropsicologico deve sempre essere consegnata al paziente. 

Il monitoraggio risulta inopportuno quando effettuato in tempi troppo ravvicinati (non prima dei sei mesi) in quanto può determinare un apprendimento implicito dei compiti richiesti e quindi potrebbe ridurre l’attendibilità dei test neuropsicologici somministrati. Se non vi sono altre valide motivazioni (diagnostiche, di stadiazione, ecc.) la frequente rivalutazione ottiene unicamente stress per la persona e visite ripetute non necessarie.

Qualora l'esame neuropsicologico a fini diagnostici, pur confermando il sospetto di declino cognitivo, non fosse giunto ad una diagnosi conclusiva attendibile (quando il quadro neuropsicologico risulta generalmente entro i limiti di norma, ma permane un sospetto di declino a carico delle funzioni cognitive), appare indicato programmare, al momento del  monitoraggio clinico, un esame neuropsicologico di controllo a distanza di 6-18 mesi (esame di follow-up). Il follow-up risulta particolarmente indicato nei soggetti con sospetto declino cognitivo che presentano elevata scolarità o esperienze socio-professionali di alto livello e per le persone con esordio giovanile. Per tali soggetti, nelle fasi iniziali di malattia, esiste infatti un elevato rischio di falso negativo (errata diagnosi di normalità); in questi casi, solamente una rivalutazione neuropsicologica sarà in grado di intercettare precocemente un peggioramento a carico delle funzioni cognitive.

b. Valutazione neuropsicologica e necessità assistenziali.

Sulla base di quanto emerso dalla mia valutazione potrò suggerire la necessità di supervisione, assistenza o astensione da attività potenzialmente pericolose (utilizzo di utensili come seghe circolari, guida di autoveicoli ecc.) e la necessità di supervisione e/o assistenza per le attività della vita quotidiana. La valutazione neuropsicologica è uno degli esami cardine per la verifica del possesso delle qualità psicofisiche necessarie alla conduzione di veicoli a motore: fornisce infatti informazioni sui prerequisiti per la guida sicura, sia cognitivi (valutando l'attenzione divisa e sostenuta, le capacità visuo-percettive, le capacità di giudizio), che comportamentali (valutando lo stato di agitazione, l'impulsività, l'irritabilità ed il rallentamento ideativo-motorio). Nel referto neuropsicologico devo evidenziare tali aspetti, ma spetta alla Commissione Medica Locale Patenti la definizione di idoneità, e l’adozione di eventuali limitazioni (distanze e velocità massime, limitazioni alla guida su autostrade o in condizioni diurne). La valutazione delle capacità di guida deve essere prescritta dalla commissione medica patenti e non rientra tra le consulenze che il CDCD può effettuare tramite impegnativa.

Valutazione neuropsicologica nella presa in caricoOltre ad individuare le necessità assistenziali dei pazienti, è utile valutare le risorse dei caregiver in termini di abilità di coping, di rete di sostegno, ecc. Qualora emergessero situazioni critiche, sarà necessario valutare quali risorse attivare: colloqui psicologici di sostegno per il paziente o per i familiari; valutazione sulle accessibilità ed opportunità di terapie non farmacologiche; incontri di formazione-informazione sulla malattia; invio presso associazioni o psicoterapeuta; segnalazione al medico di medicina generale e/o all'assistente sociale di particolari disagi socio-economici; consigliare frequenza di centro sollievo, centro diurno; fare richiesta di Impegnativa di cura domiciliare (ICDm).Sarebbe auspicabile assicurare a tutti i familiari almeno un colloquio psicologico, colloquio che appare imprescindibile per i familiari di soggetti ad esordio precoce per i quali le problematiche sono generalmente maggiori (pazienti ancora in età lavorativa e con figli adolescenti).

c. Valutazione neuropsicologica per la programmazione della stimolazione cognitiva.

In vista di un intervento di stimolazione cognitiva, la valutazione neuropsicologica deve riportare oltre alle abilità compromesse, le abilità conservate che andranno potenziate durante l’attività di stimolazione cognitiva. Per valutare gli effetti dell’intervento di stimolazione cognitiva devo programmare una valutazione subito dopo, possibilmente con test neuropsicologici aventi versioni parallele.

2. La comunicazione della diagnosi

I familiari, e a volte anche i medici, sono restii a comunicare al malato la diagnosi di demenza; generalmente perché pensano così di proteggere il malato soprattutto in considerazione dell’assenza di terapie capaci di guarire. Tuttavia vi sono anche molteplici motivazioni alla comunicazione della diagnosi: la persona informata potrà fare alcune scelte fondamentali per il suo futuro, sia in merito alla gestione patrimoniale (ad esempio decidendo di ritirarsi da attività imprenditoriali o scegliendo personalmente un amministratore) che alla gestione sanitaria (esprimendo le proprie volontà ad esempio tramite le DAT).

La comunicazione deve essere personalizzata: devo comprendere come e quando parlare al malato e come sostenere lui e la sua famiglia.


Nel comunicare la diagnosi devo quindi tenere conto:


Una volta analizzati questi aspetti, per comunicare la diagnosi devo seguire alcuni passaggi:

Quest’ultimo punto risulta particolarmente importante, infatti devo ricordare che la diagnosi è un processo e non si esaurisce in un unico momento perciò è necessario offrire la possibilità al malato e ai suoi familiari di avere successivamente dei chiarimenti. 

3. Gli interventi NON farmacologici

Gli interventi non farmacologici possono essere rivolti alla persona con declino cognitivo, ai suoi familiari e al suo ambiente di vita: 

Persona con declino cognitivo.

È possibile programmare diversi interventi di tipo non farmacologico a seconda del grado di compromissione cognitiva e di consapevolezza. La persona con declino cognitivo può beneficiare di interventi di stimolazione cognitiva in piccolo gruppo e in alcuni casi anche di colloqui psicologici di sostegno. Qualora il mio CDCD non disponesse delle risorse per erogare direttamente queste prestazioni devo fornire suggerimenti per eseguirle presso altre strutture autorizzate.

Familiare/badante/ambiente. 

I familiari possono necessitare di colloqui informativi sulle caratteristiche della malattia (sintomatologia, progressione ecc.), formativi (modalità di approccio alle diverse problematiche, compreso le modifiche ambientali) e di sostegno (possibilità di esprimere vissuti e problematiche legati alla malattia). Se non mi fosse possibile rispondere in prima persona a tutti questi bisogni in modo approfondito, dovrei fornire un indirizzo di un centro che possa erogarli o di un’associazione di familiari.


Approfondimento


Trattamenti NON farmacologici: riabilitazione ed interventi psicosociali
 -Il sostegno psicologico al        paziente-L'attività fisica e la riabilitazione motoria-La riabilitazione logopedica-Gli interventi di terapia occupazionale-I trattamenti orientati alla cognitività-Gli interventi orientati alla sfera emotivo-comportamentale-Interventi ambientali e ambiente protesico-Le tecnologie assistive-Gli interventi rivolti al familiare