Psicologo
Il seguente percorso si riferisce alla presa in carico da parte dello psicologo della persone con declino cognitivo e della propria famiglia.
Vengono fornite informazioni sui principali interventi per la gestione del declino cognitivo, con linee guida dettagliate su come supportare le persone con disturbo neurocognitivo e i loro caregiver, migliorando la qualità della vita e garantendo un'assistenza completa e informata presso i Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD). Vengono inoltre approfonditi la valutazione neuropsicologica, la comunicazione della diagnosi e gli interventi non farmacologici.
Indice di pagina
La valutazione neuropsicologica
Su richiesta dello specialista del mio CDCD eseguo una valutazione neuropsicologica del paziente afferente al servizio. La mia scelta dei test neuropsicologici sarà guidata dalle ipotesi diagnostiche formulate sulla basa delle informazioni condivise con il neurologo/geriatra.
Per effettuare una valutazione neuropsicologica attendibile è necessario ottenere la collaborazione della persona. Questo è generalmente possibile attraverso un colloquio che consente alla persona di comunicare la sua interpretazione della situazione e di condividere i motivi e gli scopi della visita. L’ambiente in cui si svolge l’esame deve garantire riservatezza, comfort e tranquillità (sono da evitare interruzioni non motivate dai bisogni urgenti della persona); luminosità e temperatura devono essere adeguate. Il paziente deve portare alla visita eventuali occhiali da lettura e/o l’apparecchio acustico qualora ne facesse uso. Questi accorgimenti potranno aiutare la persona a dare il meglio di sé.
Diagnosi-Referto-Monitoraggio
Diagnosi
Mediante la valutazione neuropsicologica devo innanzitutto determinare se sia presente o meno un declino cognitivo. Per ottenere una diagnosi affidabile non posso limitarmi alla somministrazione del MMSE. Una valutazione neuropsicologica esaustiva dovrebbe infatti esaminare i principali domini cognitivi.
Una volta stabilita la presenza di declino cognitivo può essere necessaria la somministrazione di ulteriori test neuropsicologici di approfondimento che aiutino ad effettuare una diagnosi più accurata (diagnosi differenziale). Ciò risulta particolarmente indicato nei casi iniziali e nelle forme ad esordio precoce. Qualora presso il mio CDCD non ci sia la possibilità di effettuare tali approfondimenti, devo valutare con la mia équipe se sia opportuno inviare il paziente ad un centro di terzo livello.
Codici del nomenclatore regionale relativi alla valutazione neuropsicologica completa:
- cod. 94.09_0 colloquio psicologico clinico
- cod. 94.01.2_0 somministrazione/ interpretazione di test per il deterioramento
- cod. 94.02.1_6 test di attenzione
- cod. 93.71.7_3 esame neuropsicologico clinico per disturbi del linguaggio
- cod. 94.08.1_0 somministrazione/interpretazione test funzioni esecutive
- cod. 94.08.2_0 somministrazione/interpretazione abilità visuo spaziali
- cod. 94.02.1_3 somministrazione/interpretazione test della memoria
Referto
Conclusa la valutazione neuropsicologica devo provvedere a stilare un referto che elenchi:
- test neuropsicologico somministrato (nome del test, taratura utilizzata);
- punteggi grezzi;
- punteggi corretti;
- punteggi equivalenti (o punti zeta).
Il mio referto, datato e firmato, deve contenere una conclusione diagnostica neuropsicologica che tenga conto dei punteggi e degli aspetti qualitativi (ad esempio: livello di consapevolezza, comportamento, tono dell’umore etc.) rilevati nel corso dell’esame.
Per agevolare la refertazione posso utilizzare la Cartella Clinica Elettronica per le Demenze (CaCEDem): per alcuni test, inserendo il punteggio grezzo del test, è possibile ottenere automaticamente il punteggio corretto ed equivalente. I punteggi dei test corretti saranno organizzati in tabella (LinkcartellaCaCEDem), compilando gli appositi spazi della CaCEDem sarà possibile completare il referto con la spiegazione qualitativa e le conclusioni diagnostiche.
La compilazione del fascicolo “cognitivo comportamentale” della CaCEDem permette inoltre una continuità della presa in carico anche se il paziente si rivolge ad altro CDCD e favorisce un continuo censimento delle persone che necessitano di assistenza. Una copia del referto neuropsicologico deve sempre essere consegnata al paziente.
Monitoraggio
Il monitoraggio è indicato quando:
- la prima valutazione neuropsicologica non ha condotto ad una chiara conclusione diagnostica;
- devo verificare l’efficacia di un intervento farmacologico;
- devo valutare la velocità di progressione della malattia.
Il monitoraggio risulta inopportuno quando effettuato in tempi troppo ravvicinati (non prima dei sei mesi) in quanto può determinare un apprendimento implicito dei compiti richiesti e quindi potrebbe ridurre l’attendibilità dei test neuropsicologici somministrati. Se non vi sono altre valide motivazioni (diagnostiche, di stadiazione, ecc.) la frequente rivalutazione ottiene unicamente stress per la persona e visite ripetute non necessarie.
Valutazione neuropsicologica e necessità assistenziali
Sulla base di quanto emerso dalla mia valutazione potrò suggerire la necessità di supervisione, assistenza o astensione da attività potenzialmente pericolose (utilizzo di utensili come seghe circolari, guida di autoveicoli ecc.) e la necessità di supervisione e/o assistenza per le attività della vita quotidiana. La valutazione neuropsicologica è uno degli esami cardine per la verifica del possesso delle qualità psicofisiche necessarie alla conduzione di veicoli a motore: fornisce infatti informazioni sui prerequisiti per la guida sicura, sia cognitivi (valutando l’attenzione divisa e sostenuta, le capacità visuo-percettive, le capacità di giudizio), che comportamentali (valutando lo stato di agitazione, l’impulsività, l’irritabilità ed il rallentamento ideativo-motorio). Nel referto neuropsicologico devo evidenziare tali aspetti, ma spetta alla Commissione Medica Locale Patenti la definizione di idoneità, e l’adozione di eventuali limitazioni (distanze e velocità massime, limitazioni alla guida su autostrade o in condizioni diurne). La valutazione delle capacità di guida deve essere prescritta dalla commissione medica patenti e non rientra tra le consulenze che il CDCD può effettuare tramite impegnativa.
Valutazione neuropsicologica per la programmazione della stimolazione cognitiva
In vista di un intervento di stimolazione cognitiva, la valutazione neuropsicologica deve riportare oltre alle abilità compromesse, le abilità conservate che andranno potenziate durante l’attività di stimolazione cognitiva. Per valutare gli effetti dell’intervento di stimolazione cognitiva devo programmare una valutazione subito dopo, possibilmente con test neuropsicologici aventi versioni parallele.
La comunicazione della diagnosi
I familiari, e a volte anche i medici, sono restii a comunicare al malato la diagnosi di disturbo neurocognitivo; generalmente perché pensano così di proteggere il malato soprattutto in considerazione dell’assenza di terapie capaci di guarire. Tuttavia vi sono anche molteplici motivazioni alla comunicazione della diagnosi: la persona informata potrà fare alcune scelte fondamentali per il suo futuro, sia in merito alla gestione patrimoniale (ad esempio decidendo di ritirarsi da attività imprenditoriali o scegliendo personalmente un amministratore) che alla gestione sanitaria (esprimendo le proprie volontà ad esempio tramite le DAT).
La comunicazione deve essere personalizzata: devo comprendere come e quando parlare al malato e come sostenere lui e la sua famiglia.
Nel comunicare la diagnosi devo quindi tenere conto:
- del livello di consapevolezza di malattia della persona;
- delle capacità di ricevere ed elaborare la diagnosi;
- dell’insieme delle necessità pratiche che il paziente deve sostenere;
- della presenza o meno di una rete di sostegno.
Una volta analizzati questi aspetti, per comunicare la diagnosi devo seguire alcuni passaggi:
- capire quanto la persona sa, e quando desidera sapere o non sapere;
- chiedere se e chi vuole avere vicino a sé;
- verificare che il malato abbia capito quando gli è stato detto;
- permettere al malato di esprimere i suoi sentimenti e pensieri;
- assicurarmi di aver compreso correttamente quanto riportato dal malato riformulando il suo pensiero e chiedendone conferma;
- rassicurarlo sulla possibilità di poter godere ancora di amici e dei propri hobby;
- offrire la possibilità al malato e ai suoi familiari di avere successivamente dei chiarimenti.
Quest’ultimo punto risulta particolarmente importante, infatti devo ricordare che la diagnosi è un processo e non si esaurisce in un unico momento perciò è necessario offrire la possibilità al malato e ai suoi familiari di avere successivamente dei chiarimenti.
Gli interventi non farmacologici
Gli interventi non farmacologici possono essere rivolti alla persona con declino cognitivo, ai suoi familiari e al suo ambiente di vita:
- Persona con declino cognitivo
È possibile programmare diversi interventi di tipo non farmacologico a seconda del grado di compromissione cognitiva e di consapevolezza. La persona con declino cognitivo può beneficiare di interventi di stimolazione cognitiva in piccolo gruppo e in alcuni casi anche di colloqui psicologici di sostegno. Qualora il mio CDCD non disponesse delle risorse per erogare direttamente queste prestazioni devo fornire suggerimenti per eseguirle presso altre strutture autorizzate. - Familiare/assistente familiare (badante)/ambiente
I familiari possono necessitare di colloqui informativi sulle caratteristiche della malattia (sintomatologia, progressione ecc.), formativi (modalità di approccio alle diverse problematiche, compreso le modifiche ambientali) e di sostegno (possibilità di esprimere vissuti e problematiche legati alla malattia). Se non mi fosse possibile rispondere in prima persona a tutti questi bisogni in modo approfondito, dovrei fornire un indirizzo di un centro che possa erogarli o di un’associazione di familiari.
Cara/o psicologo,
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