Le strutture residenziali e diurne per anziani nel Veneto
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Il Centro Diurno per persone anziane non autosufficienti
La DGR 84/2007 definisce il Centro Diurno per persone anziane non autosufficienti come un servizio complesso con la finalità di ritardare l’istituzionalizzazione e il decadimento psico-fisico dell’anziano e di fornire sostegno e sollievo alle persone anziane non autosufficienti e alle loro famiglie. Esso è destinato a svolgere un ruolo importante e strategico nella integrazione delle politiche territoriali a favore degli assistiti, perché concorre a mantenere la persona nel proprio ambiente familiare e sociale, in quanto è capace di adattarsi alle necessità degli utenti, fornendo servizi coordinati e differenziati in funzione dei bisogni espressi. Il Centro Diurno costituisce perciò uno dei servizi più importanti di supporto alla famiglia per l’assistenza alle persone non autosufficienti affette da demenza e di raccordo tra il sistema della residenzialità e della domiciliarità.
La DGR 464/2006 - con la quale la Giunta regionale ha approvato la programmazione relativa al sistema dei servizi e degli interventi a favore degli anziani e delle persone non autosufficienti - stabilisce che il fabbisogno di posti di Centro Diurno è determinato nella misura del 10% del fabbisogno di posti di residenzialità, ed è perciò pari a circa 2.800 posti. Attualmente il numero di posti di Centro diurno autorizzati all'esercizio nella Regione del Veneto è pari a 1.769 unità, dislocate in 125 unità di offerta, pari al 63% del valore programmato.
Il medesimo provvedimento regionale stabilisce inoltre che ogni Azienda ULSS deve prevedere la presenza nel territorio di almeno un Centro Diurno organizzato e strutturato per l’accoglienza di persone non autosufficienti con Malattia di Alzheimer.
Nel 2018 i Centri Diurni del Veneto hanno accolto 3.036 persone (1.865 utenti equivalenti o medi) per un totale di 486.772 giornate di assistenza. Il 32% dell’utenza appartiene al profilo SVaMA 16 (Problemi comportamentali prevalenti, discreta autonomia), il 19% al profilo SVaMA 8 (Confuso, deambula assistito), il 13% al profilo SVaMA 17 (Problemi comportamentali, dipendente), il 13% è valutato nel profilo SVaMA 11 (Confuso o stuporoso, totalmente dipendente). Le percentuali si riferiscono alla valutazione all'ingresso in struttura.
I requisiti organizzativi prevedono la presenza media nell'anno di un operatore sociosanitario (o equipollente) ogni 4 ospiti, di un infermiere part time al 75% ogni 30 ospiti. Un operatore garantisce anche la funzione di coordinamento.
I Servizi residenziali
Il Centro di servizi per persone anziane non autosufficienti
La DGR 84/2007 definisce il Centro di servizi per persone anziane non autosufficienti come un presidio [residenziale] che offre a persone non autosufficienti, di norma anziani, con esiti di patologie fisici, psichici, sensoriali e misti non curabili a domicilio, un livello di assistenza medica, infermieristica, riabilitativa, tutelare e alberghiera organizzate in base alla specifica unità di offerta. Il Centro di servizi ha una capacità ricettiva massima di 120 posti letto, organizzati in nuclei di massimo 30 persone. Il Centro di servizi per persone anziane non autosufficienti è articolato in due tipologie di offerta:
Unità di offerta (UDO) per persone anziane non autosufficienti con ridotto-minimo bisogno assistenziale (1° livello), caratterizzata dai seguenti standard organizzativi specifici: presenza media nell’anno di 1 OSS ogni 2,5 ospiti e di 1 infermiere ogni 15 ospiti, con reperibilità notturna.
UDO per persone anziane non autosufficienti con medio bisogno assistenziale (2° livello), con i seguenti standard organizzativi specifici: presenza media nell’anno di 1 OSS ogni 2,4 ospiti e di 1 infermiere ogni 12 ospiti, con copertura nelle ore notturne di almeno 1 infermiere ogni 60 ospiti. Il numero di posti letto delle UDO di 2° livello non può superare il 25% di quelli di 1° livello in ogni ambito territoriale.
Gli standard organizzativi comuni ad entrambe le tipologie di offerta sono, in termini di presenza media nell’anno: 1 coordinatore ogni 90 utenti, 1 educatore-animatore ogni 60, 1 assistente sociale ogni 120, 1 psicologo ogni 120. La presenza di altro personale sanitario (medici, psicologi, terapisti della riabilitazione, ecc.) deve essere garantita dall’Azienda ULSS di riferimento, secondo lo schema tipo di convenzione regionale.
L’accesso a queste strutture avviene sulla base del profilo assistenziale SVaMA individuato dalla UVMD. La programmazione regionale assegna i profili SVaMA dal 2 al 13 al 1° livello assistenziale ed i profili SVaMA dal 14 al 17 al secondo livello. L’inserimento del profilo 16 nel 2° livello è stato disposto “al fine di rendere la scheda SVaMA maggiormente omogenea per la transcodifica dei punteggi di gravità, soprattutto relativamente ai profili 16 e 17, riconoscendo in tal modo che le situazioni di grave demenza hanno carattere di priorità nell’accesso alle UDO di intensità assistenziale di 2° livello.
Negli ultimi anni si è riscontrato un significativo aumento dei profili collegati a deficit cognitivi e disturbi comportamentali (profili: 11-Confuso o stuporoso, totalmente dipendente; 16-Problemi comportamentali prevalenti, discreta autonomia; 17-Problemi comportamentali, dipendente).
Le patologie che vengono rilevate nella SVaMA, e che principalmente concorrono a determinare la situazione di non autosufficienza sono classificate con il sistema ICPC. Il conteggio che viene di seguito rappresentato prende in esame la valutazione più recente nel caso di utenti già presenti in struttura, nonché le nuove valutazioni riferite ad utenti in attesa di impegnativa e già ospiti di strutture, nonché gli utenti dei centri diurni.
Dai dati del Flusso della residenzialità anziani relativi all'anno 2018, il numero complessivo degli utenti delle strutture residenziali di 1° e 2° livello è pari a 41.238 persone, con una presenza media giornaliera di 27.991 utenti. Sempre nel 2018, la durata media della presa in carico con impegnativa di residenzialità è stata di un anno e 10 mesi peri soggetti di sesso femminile e un anno e 4 mesi per i soggetti di sesso maschile nelle strutture di 1° livello, e di poco meno di un anno (354 giorni) per i soggetti di sesso femminile e circa sette mesi per i soggetti di sesso maschile nelle strutture di 2° livello. Al momento dell’emissione, la durata dell’’impegnativa viene classificata come definitiva o temporanea. Nel 2018, nel le impegnative temporanee di 1° livello sono state circa il 10% e tale percentuale è salita al 28% per quelle di 2° livello.
La tabella a lato rappresenta la distribuzione della prima patologia, per gruppo, in ordine di prevalenza.
Per quanto riguarda la prima patologia, il 45% appartiene al gruppo dei disturbi mentali/psicologici (P, tra i quali prevale il codice P70 – Demenza senile/Alzheimer in 17.715 casi), il 20% alle malattie del sistema cardiocircolatorio (K, tra i quali prevale K90 – Colpo/accidente cardiovascolare in 2.938 casi). Il terzo gruppo è quello delle malattie generiche, dove troviamo 4.283 casi di “A00 - Sindrome ipocinetica”, che non fornisce tuttavia nessuna informazione sulla patologia. Il quarto gruppo è quello delle malattie del sistema muscolo scheletrico (L, 9% delle prime patologie), seguito dalle malattie del sistema nervoso (N), da quelle del sistema endocrino metabolico e nutrizione (T). L’intera codifica è disponibile dall’allegato B della DGR 2961/2012.
La Sezione Alta Protezione Alzheimer (SAPA)
Con la DGR 2208/2001 la Giunta regionale ha previsto di affiancare alle strutture residenziali extraospedaliere di 1° e 2° livello anche delle “sezioni residenziali con assistenza ad alta protezione, nelle quali l’approccio clinico e assistenziale al malato di Alzheimer sarà particolarmente indirizzato alla gestione di specifiche fasi del processo terapeutico-riabilitativo”. Tali unità di offerta sono state denominate SAPA (acronimo di Sezione Alta Protezione Alzheimer) e sono destinate ad accogliere “soggetti affetti da demenza di grado moderato-severo, che per il livello del deficit cognitivo e per la presenza di significative alterazioni comportamentali non trovino una risposta adeguata con l’assistenza domiciliare o in altre forme di residenzialità con assistenza estensiva e per i quali sia necessario far ricorso ad una struttura con requisiti ambientali specifici e con una specifico standard di personale formato a sostenere i programmi assistenziali”.
Tra gli obiettivi dei SAPA evidenziamo quello di “fornire una sempre più specifica e specialistica assistenza agli utenti con demenza e ai caregiver, mantenendo il più a lungo possibile al proprio domicilio anche il soggetto difficile che può giovarsi di questa ulteriore opportunità residenziale nei periodi di crisi assistenziali, tutto sotto la responsabilità del medico di medicina generale e del Distretto di riferimento”. Per tale motivo il SAPA costituisce una risposta limitata nel tempo, non superiore a 60 giorni continuativi nell'anno, necessario ad effettuare il programma assistenziale e clinico, con predisposizione ed individuazione della successiva risposta assistenziale che può contemplare una delle seguenti possibilità: rientro domiciliare senza particolari interventi; rientro con Assistenza Domiciliare Integrata (ADI); accesso a servizio semiresidenziale o residenziale.
La DGR 2208/2001 prevede che i SAPA perseguano obiettivi comuni a tutte le sezioni residenziali dedicate alle demenze quali:
Progetti terapeutici specifici per i:
disturbi cognitivi;
disturbi del comportamento;
disturbi della motricità;
gestione dei disturbi sfinteriali.
Programmi di riattivazione e di ricondizionamento cognitivo, qualora possibile.
Formazione del caregiver e del personale d'assistenza sui temi del riconoscimento dei disturbi comportamentali, sulla gestione non farmacologica degli stessi e sulla gestione delle problematiche relative all'uso della contenzione ambientale, fisica e farmacologica.
Utilizzo di strumenti validati per la verifica degli esiti.
Inoltre i SAPA devono garantire:
la gestione della criticità che ha motivato l’accoglienza in una sezione residenziale ad alta protezione, compresa la ridefinizione del peso delle problematiche sociali e la progettazione dei relativi interventi.
Le figure professionali previste nel SAPA sono l’infermiere, l’OSS, l’educatore-animatore e il fisioterapista/terapista occupazionale e lo psicologo. È prevista inoltre l’assistenza del medico di medicina generale, con compiti di diagnosi e cura, integrata dalla collaborazione settimanale con le seguenti figure mediche: specialista neurologo, geriatra, psichiatra o altri specialisti competenti.
Nella Regione del Veneto. gli utenti dei SAPA sono stati 543 nel corso del 2018, pari a 100 utenti equivalenti (numero calcolato dividendo per 365 il totale delle giornate di assistenza complessivamente rilevate nel servizio) su un totale complessivo di 153 posti accreditati.