Dati epidemiologici
Epidemiologia delle Demenze
La popolazione anziana è in continua crescita nel mondo ed in Italia. Il numero di soggetti ultrasessantenni ha raggiunto la cifra di 900 milioni, pari al 12% della popolazione mondiale, con una previsione di 2,4 miliardi di persone nel 2050 pari al 21% della popolazione. In Italia il valore dell’indice di vecchiaia (IDV) al 1° gennaio 2023 è di 193,1 persone ultrasessantacinquenni ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Questo dato colloca il nostro Paese tra i più vecchi del mondo, insieme al Giappone (IDV pari a 250 nel 2012) e alla Germania (IDV 158,8 nel 2012). Il peso di questo invecchiamento contribuisce a confermare le stime di numerosi studi epidemiologici internazionali in materia di demenze.
La demenza è considerata una patologia cronica degenerativa in crescente aumento nella popolazione generale ed è stata definita nel Rapporto dell’OMS e dell’Alzheimer Disease International una priorità mondiale di salute pubblica: la prevalenza nei paesi industrializzati è circa dell’8% negli ultrasessantacinquenni e sale ad oltre il 20% dopo gli ottanta anni. Nel 2019 sono state stimate nel mondo 55 milioni di persone affette da una forma di demenza (in Italia oltre 1 milione e 200 mila). Se non dovessero modificarsi nei prossimi anni i trend di prevalenza ed incidenza di malattia, tale cifra è destinata quasi a raddoppiare ogni 20 anni, fino a raggiungere 139 milioni nel 2050. Ogni anno si contano 7 milioni di nuovi casi (1 ogni 3 secondi) e una sopravvivenza media dopo la diagnosi di 4-8 anni. Sempre relativamente allo stesso anno, il costo della demenza è stato stimato essere di 818 miliardi di dollari all’anno, nei paesi ad alto reddito, che equivale all’1,4% del prodotto interno lordo (PIL), rappresentando una continua sfida per i sistemi sanitari.
La demenza di Alzheimer rappresenta il 60% di tutte le demenze, con una prevalenza nella popolazione ultra sessantacinquenne del 4,4%. La prevalenza di questa patologia aumenta con l’età e risulta maggiore nelle donne, che presentano in Italia valori che vanno dall’1,0% per la classe d’età 65-69 anni, al 30,8% per le ultranovantenni, rispetto agli uomini i cui valori variano rispettivamente dall’1,6% al 22,1%. In Italia non esiste ancora un registro nazionale che consenta un censimento affidabile riguardo alla numerosità, all’eziologia e alla gravità dei soggetti affetti. Sicuramente, come conferma il World Alzheimer Report 2021, questa patologia risulta sotto-diagnosticata, poco trattata, e non adeguatamente gestita sia in ambito specialistico che nell’ambito delle Cure primarie. Solo il 40-50% dei pazienti affetti da demenza riceve una diagnosi nei Paesi ad alto reddito ed il 5-10% dei malati, nei Paesi a basso reddito.
Uno studio epidemiologico relativo al Mild Cognitive Impairment (MCI) – diagnosi che identifica un lievissimo declino cognitivo, in uno o più domini, rispetto ad un precedente livello di performance, che però non interferisce significativamente con le normali attività della vita quotidiana – ha stimato una prevalenza di MCI attorno al 5,9% delle persone di età superiore a 60 anni. Il MCI è considerato un rilevante fattore di rischio di demenza e quindi un potenziale target per trattamenti farmacologici e non farmacologici. La natura di tale condizione, però, non è stata ancora del tutto chiarita e restano diversi aspetti da esplorare. I soggetti con MCI, infatti, mostrano un tasso di progressione annuale a demenza che va dal 5% al 15% a seconda del setting e dei criteri diagnostici applicati.
Secondo le stime ricavate da archivi integrati costruiti con tecniche di record-linkage come promosso dalle ‘Linee di indirizzo Nazionali sull’uso dei Sistemi Informativi’ (Conferenza Unificata Stato Regioni del 26.10.2017-Rep. Atti n. 130/CU) nella Regione del Veneto, sulla base della popolazione residente al 31.12.2023, i soggetti affetti da demenza risultano 66.319, (64.964 i soggetti di età superiore ai 65 anni e 1.355 i casi giovanili, di età inferiore ai 65 anni). La prevalenza a livello regionale è di 14 per mille abitanti ed è sempre superiore nel sesso femminile (18 per mille per le femmine, 9 per mille per i maschi). I tassi di prevalenza aumentano significativamente con l’età: ogni 1000 abitanti risultano affetti da demenza 12 soggetti nella fascia di età compresa tra i 70 e i 74 anni, 31 tra i 75 e i 79 anni, 71 soggetti tra gli 80 e i 84 anni, 136 soggetti tra gli 85 e gli 89 anni, sino ad arrivare a quasi 243 soggetti nelle persone di età superiore ai 90 anni. Le demenze rappresentano una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione generale, con un conseguente considerevole impatto socio-sanitario. Inoltre, nei paesi europei la demenza genera il doppio della disabilità rispetto al diabete. Ad incidere su questo anche la presenza di diverse malattie croniche associate alla demenza. Per il Veneto si stima che il 48% degli assistiti ultrasessantacinquenni affetti da demenza presenti almeno altre 3 patologie croniche, in linea con quanto osservato anche in altri paesi europei. Nella popolazione ultrasessantacinquenne, il numero medio di condizioni croniche di cui è affetto un assistito con demenza è mediamente il doppio di quello rilevato nella popolazione non affetta (3,8 vs 1,8). Le patologie concomitanti più frequenti negli ultrasessantacinquenni con demenza sono per la maggior parte di tipo cardiovascolare: ipertensione arteriosa, dislipidemie, cardiopatie aritmiche, diabete e vasculopatia cerebrale. Questa associazione riflette l’elevata complessità che caratterizza questa popolazione.